venerdì 8 novembre 2013

Musulmani proteggono cristiani

Musulmani uniti in una catena umana per proteggere i cristiani durante la messa

E’ accaduto domenica 6 ottobre a Lahore, in Pakistan.
Circa 300 persone musulmane  si sono unite tra loro per formare una sorta di scudo umano per proteggere i cristiani che stavano partecipando alla messa domenicale.
Lo scorso 22 settembre vi è stato un attacco terroristico contro le minoranze religiose e ben 100 cristiani sono stati uccisi. La catena umana è stata ideata per rispondere a questi atti di violenza, purtroppo frequenti nel territorio.

Un Mufti, autorità religiosa musulmana,  ha letto alcuni brani del Corano che trattavano di tolleranza e la pace e la lettura è stata applaudita dal sacerdote che stava celebrando la messa: entrambi si sono stretti la mano in segno di fratellanza.
Il coordinatore dell’associazione che ha promosso l’iniziativa, Pakistan for All, il musulmano Mohammad Jibran Nasir ha dichiarato:“I terroristi ci hanno fatto vedere cosa fanno la domenica e noi gli abbiamo mostrato cos’è per noi la domenica. Un giorno di unità”. Egli è riuscito a mobilitare il paese grazie agli appelli sui social media e ha reso la manifestazione pacifica mediante canti e balli.
[Fonte: www.vita.it]

sabato 2 novembre 2013

Allarme sbarchi di cannabis nel Salento. Sembra essere tornati a qualche anno fa, mentre nel silenzio dei media italiani, viene dalla Svizzera la notizia di un intero villaggio albanese intossicato dopo aver lavorato nelle piantagioni di canapa.


COMUNICATO STAMPA

  

Allarme sbarchi di cannabis nel Salento. Sembra essere tornati a qualche anno fa, mentre nel silenzio dei media italiani, viene dalla Svizzera la notizia di un intero villaggio albanese intossicato dopo aver lavorato nelle piantagioni di canapa.

 

Mentre in Italia e nell’estremo lembo del Tacco sembra che non accada nulla, tanta è la routine dei continui recuperi o sequestri di quintali di cannabis imballata che approda sulle coste del Salento, addirittura dalla lontana Svizzera, giunge la notizia che quasi un intero villaggio nel sud dell'Albania ha richiesto l’aiuto medico a causa di sintomi di intossicazione acuta per aver lavorato  nelle locali piantagioni di cannabis. Sarebbero almeno 700, infatti, le persone, la maggior parte delle quali donne, affette da "grave interferenza da avvelenamento cannabis".

Un medico dell'ospedale della vicina città di Argirocastro, il dottor Hysni Luka, ha fatto sapere che le loro denunce sarebbero ovviamente connesse dal lavoro per l’impianto, la raccolta, pressatura e imballaggio della cannabis. Di conseguenza, tutti i pazienti avrebbero sofferto di vomito, dolore addominale, problemi cardiaci e pressione alta.

Secondo il medico sono stati coinvolti anche molti giovani e persino bambini tra le vittime.  Per le autorità dell’ospedale militare, circa il 40 % dei lavoratori nelle piantagioni sarebbero minorenni.

Il paese a circa 240 chilometri a sud della capitale Tirana è considerato il più importante produttore di hashish del paese. Secondo le autorità, circa 900 tonnellate di droga, vale a dire circa 4,5 miliardi di euro, vengono prodotte nella città vicino al confine con la Grecia, ogni anno.

Nel mese di agosto, la polizia ha arrestato 50 lavoratori stagionali sui campi di cannabis.  Due persone sono rimaste ferite in scontri a fuoco con le guardie armate.

E di tutto ciò se ne sa pochissimo o quasi nulla, nonostante tali fatti accadano a una distanza irrisoria dalle coste italiane e siano questioni connesse a traffici internazionali che vedono la Terra d’Otranto quale punto di passaggio quasi obbligato di tali attività criminali.

Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, se il  Salento è tornato prepotentemente ad essere il crocevia del traffico di cannabis - come dimostrano anche i mezzi utilizzati per veicolare la droga tanto che, superato il  più classico dei vettori marini veloci, il gommone, nei giorni scorsi sono stati scoperti trafficanti che si erano ingegnati ad utilizzare addirittura canoe di vetroresina trainate da veloci scooter d’acqua tanto è breve la distanza tra le coste della Terra d’Otranto da quelle albanesi - è necessario un grande sforzo congiunto da parte dei governi albanese e italiano per fermare alla fonte la produzione di canapa nel “Paese delle Aquile” e sostituirla con altre colture.

Tale attività di cooperazione internazionale, infatti, potrà evitare sia danni alla salute della popolazione locale che ai giovani italiani che sono diventati grandi consumatori di derivati dalla cannabis anche a causa della notevole riduzione dei costi connessa alla enorme quantità immessa sul mercato.

 

lunedì 21 ottobre 2013

Annullata la cartella esattoriale per “difetto di motivazione”. La Commissione Regionale Tributaria di Lecce ribadisce l’orientamento della recente Cassazione


COMUNICATO STAMPA

  

Annullata la cartella esattoriale per “difetto di motivazione”. La Commissione Regionale Tributaria di Lecce ribadisce l’orientamento della recente Cassazione

  

Il Fisco e gli esattori quando pretendono un credito tributario devono adeguatamente motivare le ragioni e consentire agevolmente d’individuare la causale delle somme richieste, mentre sovente le cartelle esattoriali riportano sinteticamente il solo importo dei tributi e degli accessori, senza specificare altri elementi utili in tal senso.

Ad evidenziarlo Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ancora più convinto che tale comportamento debba essere censurato dopo aver letto l’interessante sentenza n. 258/24/13, depositata l’1 ottobre scorso, dalla Commissione Tributaria Regionale di Bari – Sez. 24 – Sezione Staccata di Lecce (Presidente Giovanni Romano, relatore Paola Bracciale, giudice Vincenzo Schilardi) che, in sede di appello, ha confermato la sentenza di primo grado della CTP di Lecce accogliendo le eccezioni formulate da un contribuente difeso dall’avvocato Maurizio Villani ed ha totalmente annullato la cartella esattoriale notificata da Equitalia S.p.a. per “carenza di motivazione”.

I giudici tributari leccesi, hanno rigettato il ricorso della P.A. Sulla scia della più recente corte di Cassazione in particolare delle sentenze della sezione IV n. 20039 del 30.08.2013 e n. 20211 del 03.09.2013 ed in particolare, su tutte la n. 15188 del 18.06.2013 per cui in ipotesi di liquidazione di imposta ai sensi del D.P.R. n. 600 del 1973 art. 36 bis o D.P.R. n. 633 del 1972 art. 54 bis, “la cartella di pagamento costituisce l’atto con il quale il contribuente viene a conoscenza per la prima volta della pretesa fiscale e come tale deve essere adeguatamente motivata…”.

“Nella fattispecie” si legge in motivazione, “la cartella riproduce semplicemente le voci relative ai tributi ed accessori senza nessuna ulteriore analitica ancorchè succinta motivazione”.

 

giovedì 3 ottobre 2013

“Ha violato il diritto del lavoro” Ryanair, stangata da 8 milioni

“Ha violato il diritto del lavoro” Ryanair, stangata da 8 milioni

Ryanair è stata condannata in Francia a pagare 200 mila euro di multa e a quasi 8 milioni di euro in danni e interessi per aver violato il diritto del lavoro sui suoi dipendenti all’hub di Marsiglia tra il 2006 e il 2010. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Aix-en-Provence. Claire Hocquet, avvocato del sindacato francese dei piloti Snpl, ha spiegato che la compagnia aerea ha violato la legge francese sulla sicurezza sociale non versando i contributi pensionistici dei dipendenti. La Corte ha respinto la tesi difensiva di Ryanair che ha sostenuto che i suoi piloti operano sotto l’egida del diritto irlandese, quindi i contributi dovevano essere pagati in Irlanda e non in Francia. La compagnia aerea low-cost ha già riferito che farà appello. 

lunedì 16 settembre 2013

Effetti della crisi: gli italiani sono tra i più poveri in Europa.

COMUNICATO STAMPA

Effetti della crisi: gli italiani sono tra i più poveri in Europa.
L’11 % non ha accesso a beni di prima necessità, come il riscaldamento.
Solo sull’accesso alle cure siamo ancora sopra a Francia, Germania e Regno Unito, secondo una relazione dell'UE. Anche l’aspettativa di vita rimane più alta.

La crisi raggiunge il suo apice e le cifre dimostrano che l’Italia è uno dei Paesi in cui si è fatta sentire maggiormente causando effetti devastanti nella società specie nei ceti medio bassi.
Solo l’11 %, e la cifra equivale a più di un italiano su dieci, non hanno accesso ai beni di prima necessità, compreso il non mangiare carne. A fornire questi dati non lo “Sportello dei Diritti”, ma il rapporto preparato dal Commissario UE per la salute e i consumatori, Tony Borg, che viene segnalato da Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dell’associazione.
L'Italia è il solo grande paese in Europa che soffre di tali "materiali disagi", secondo la relazione.
Ma nonostante la crisi economica, l’Italia si trova ancora sopra a Francia, Germania e Regno Unito nella classifica di quando si tratta di affrontare le disuguaglianze nella salute.
Negli ultimi 10 anni, Italia è riuscita a ridurre il tasso di mortalità infantile da una media di 4,4 morti per 1000 nati vivi nel 2001 a 3.2 nel 2011.
Anche l'aspettativa di vita rimane alta, con italiani che vivono a una media 81,5 anni, il secondo più alto in Europa.

sabato 10 agosto 2013

Dipendente non pagato


Cassazione: «Ti rechi a lavoro in moto? Niente indennizzo in caso di incidente!»

Se il dipendente può arrivare al lavoro a piedi o con i mezzi pubblici, in caso di incidente stradale sul proprio mezzo non ha diritto a nessun indennizzo. A sancirlo è stata la Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso di un lavoratore della società partecipata Terme di Stabia di Castellammare.
L’uomo aveva chiamato in giudizio l’Inail chiedendo una «rendita da infortunio in itinere», dato che l’incidente era avvenuto nel tragitto che intercorre tra la sua abitazione e il posto di lavoro. I fatti risalgono al 15 settembre del 1997 quando il dipendente di Terme stava percorrendo corso Garibaldi a Castellammare a bordo della propria motocicletta. Improvvisamente un’automobile aveva cambiato bruscamente la direzione di marcia, investendo l’uomo che riportò gravi lesioni alle gambe.
Nella causa che ne seguì, il dipendente di Terme aveva affermato di aver avuto necessità di utilizzare il proprio mezzo per poter raggiungere in tempo, entro le 7, il posto di lavoro distante circa due chilometri dal luogo della propria abitazione. Questo poiché la prima corsa dell’autobus di linea era prevista per le 7 e 20. Per questo, il lavoratore aveva chiesto la costituzione di una rendita da infortunio, citando l’Inail e chiedendone la condanna al pagamento dell’indennità dovuta per legge. Ma ieri la Cassazione, al termine di una disputa giudiziaria lunga e complessa, gli ha dato definitivamente torto.
Già nel 2009 la Corte d’Appello di Napoli aveva rigettato l’impugnazione nei confronti dell’Istituto Nazionale Assicurazione sul Lavoro, ribadendo di fatto la sentenza emessa dal Tribunale di Torre Annunziata nel 2005. La Corte d’Appello, infatti, aveva ritenuto che «la scelta del ricorrente di usare il mezzo privato non fosse necessitata», rilevando inoltre che il prospetto degli orari degli autobus di linea «non consentiva di appurare le circostanze dedotte relativamente all’impossibilità di fare uso degli stessi per raggiungere il posto di lavoro».
Per il ricorrente, invece, il cosiddetto «rischio elettivo» (ossia il rischio causato dalla scelta arbitraria del lavoratore di preferire la moto ad altre soluzioni) avrebbe dovuto essere connesso al «criterio della ragionevolezza». Percorrere due chilometri a piedi, insomma, costringendo oltretutto l’uomo a muoversi di casa molto tempo prima avrebbe comportato un affaticamento che si sarebbe ripercosso «dannosamente» sull’attività lavorativa.
Un ragionamento che non ha fatto presa sui giudici. E infatti la Cassazione, con sentenza n. 6725 del 18 marzo scorso, ha rigettato l’ulteriore ricorso dell’uomo, che aveva impugnato la decisione della Corte d’Appello sottolineandone il «vizio di motivazione». «Anche a voler ammettere che il ricorrente avesse necessità di utilizzare il mezzo proprio in assenza di soluzioni alternative – si legge nella sentenza – la decisione impugnata risulta sorretta dall’accertamento che, in ogni caso, il tragitto era percorribile a piedi ovvero utilizzando un mezzo di trasporto pubblico. (…)

venerdì 9 agosto 2013

Le Poste intervengano sui Postamat

Sindacato Europeo dei Lavoratori sito: http://www.sindacatoeuropeolavoratori.it/ e-mail: segreteria-generale@sindacatoeuropeolavoratori.it
all’att.ne Simona Giorgetti Direttore Comunicazione Esterna email: segreteriace@posteitaliane.it telefono: 06.59587631; fax: 06.59587647 RELAZIONE CON I MEDIA responsabile: Pierpaolo Cito email: citopier@posteitaliane.it telefono: 06.59589008 Ufficio Stampa Nazionale responsabile: Patrizia Lombardo email: patrizia.lombardo@posteitaliane.it Le Poste intervengano sui Postamat Un paio di giorni fa c’era la coda al Postamat di Poste Italiane a Vergiate. (VA) Avvicinatomi per prelevare ho sentito le lamentele degli utenti che non riuscivano a prelevare a causa dei riflessi della luce solare. Non esiste un modo più sicuro per fare prelevare i soldi? Non c’è possibilità di mettere una tendina parasole per ovviare all’inconveniente? Una maggiore attenzione e sensibilità di Poste Italiane potrebbe con una modica spesa ovviare all’inconveniente. Giuseppe Criseo Segretario Generale Sindacato Europeo dei Lavoratori http://www.sindacatoeuropeolavoratori.it/ Malpensa,09.08.2013

domenica 4 agosto 2013

Risparmiare con Telepass

Vi ricordiamo che sull’Autostrada A3 Napoli-Salerno è attivo il sistema tariffario differenziato, riservato esclusivamente ai possessori di Telepass! Se sei cliente Telepass e viaggi in auto e moto, paghi solo la tratta che fai. E puoi risparmiare fino al 65% sul pedaggio! Ad esempio se entri a Barra ed esci a S. Giorgio a Cremano, senza Telepass paghi 2€ mentre con Telepass paghi solo 0,70€! Per questo con Telepass la convenienza è garantita! Ad ogni viaggio puoi risparmiare fino ad 1,30€ e ripagarti così un mese di canone! L’agevolazione tariffaria sarà riferita alla effettiva percorrenza del cliente, rilevata attraverso le boe Telepass poste in entrata e in uscita dall’autostrada, secondo la seguente tabella: Per maggiori informazioni consultare il sito internet www.autostrademeridionali.it, le F.A.Q. sul sito Telepass.it o contattare il numero verde 800.269.269.

venerdì 2 agosto 2013

Amsi difende Kyenge

A. M. S. I.

Associazione Medici di origine Straniera in Italia

Kyenge ,Amsi ,se la Ministra e nostra Collega kyenge fosse una nullità' come ha dichiarato qualche politico in ricerca di una visibilità' allora siamo tutti noi una nullità' ;15 mila medici ,35 mila infermieri ,4000 fisioterapisti ,3500 farmacisti ,300 psicologi ed un enorme esercito di professionisti ed intellettuali insieme ai piu' di 5 milione di cittadini di origine straniera in italia .
Bene Kyenge per la risposta alla lega ,non basta piu' esprimere solidarietà' ,vogliamo i fatti e decreti e non solo annunci e slogan pro o contro gli immigrati.

Foad Aodi 
Presidente Amsi e Fondatore di Uniti per Unire
Giuseppe Criseo
Sindacato Europeo dei Lavoratori

sabato 27 luglio 2013

Kyenge ,Amsi ed uniti per unire , attacchi  vergognosi ,disumani ed incivile 


A. M. S. I.

Associazione Medici di origine Straniera in Italia

Kyenge ,Amsi ed uniti per unire , attacchi  vergognosi ,disumani ed incivile 

Così il presidente dell'Amsi e Fondatore del Movimento di Uniti per Unire Foad Aodi commenta gli ultime attacchi razzisti contro il Ministro e collega Dr.ssa Kyenge accaduti a Cervia .
Iniziano ad essere preoccupanti questi attacchi razzisti  contro il Ministro Kyenge e contro tutti gli immigrati ,continua Aodi, che proprio si trova a Cesenatico,vicino a Cervia ,dove passa le vacanze estive da tanti anni e testimonia che Cervia ed i suoi cittadini non meritano quest'immagine e  brutta pagina di razzismo.

L'Amsi continua il suo impegno contro il razzismo difendendo il principio dei Diritti e doveri ed il nostro grande rammarico che dal primo giorno della nomina della nostra collega come Ministro per l'integrazione , si parla solo di razzismo ,offese ,slogan e non di contenuti e proposte a favore dell'integrazione e della pacifica convivenza tra italiani ed immigrati .

Noi proponiamo la nomina del Ministro Kyenge come presidente del comitato Scientifico dell'Amsi e di Uniti per Unire per testimoniare la nostra solidarietà' ed apprezzamento dei contenuti e proposte che sta portando avanti con grande professionalità' e competenza e che la base e la societa' civile apprezza .

Facciamo una svolta costruttiva ,illustrando le eccellenze tra gli immigrati ed italiani ,per il bene dell'immagine internazionale dell'Italia che noi continuiamo a sostenere fermamente che non e' un paese razzista.

Cordiali Saluti 

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giovedì 18 luglio 2013

Scarso rendimento sul posto di lavoro. Non può essere licenziato il dipendente che non raggiunge gli obiettivi anche se esigibili dal datore di lavoro


COMUNICATO STAMPA

 

Scarso rendimento sul posto di lavoro. Non può essere licenziato il dipendente che non raggiunge gli obiettivi anche se esigibili dal datore di lavoro

Non è sufficiente per il recesso del lavoratore la prestazione lavorativa inferiore ai minimi contrattuali. Solo se l’azienda dimostra un grave inadempimento degli obblighi si può passare al licenziamento

 

Fantozzi alla riscossa! È il titolo di una celeberrima commedia all’italiana, ma anche di ciò che può accadere al dipendente accusato di scarso rendimento se viene licenziato dopo la lettura della sentenza della Cassazione numero17371/13, pubblicata il 16 luglio. La sezione lavoro della Suprema Corte, rileva Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ha infatti ribadito il principio secondo cui il lavoratore non può essere licenziato per scarso rendimento se non raggiunge gli obiettivi previsti, anche se i risultati risultano eventualmente esigibili da parte del datore. Ai fini della validità del recesso, al contrario, l’azienda deve comunque dimostrare un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali; anche perché il dipendente resta pur sempre obbligato solo a un facere nei confronti del datore.

Nel caso di specie, è stato rigettato il ricorso con condanna alle spese di causa dell’amministrazione provinciale della provincia autonoma di Bolzano avverso la sentenza della corte d’appello dello stesso capoluogo, con conseguente conferma del mantenimento del posto di lavoro per un tecnico informatico, nonostante il capo dell’ufficio abbia dato una valutazione di insufficienza su ben sei incarichi, rilevando un inadeguato svolgimento delle mansioni rispetto alla qualifica professionale rivestita.

Dev’essere specificato, infatti, che tale valutazione negativa da parte del superiore risulta insufficiente al fine di giustificare il licenziamento del dipendente senza valorizzare alcun precedente significativo ai fini della recidiva. Non è sufficiente, inoltre, per il datore provare l’inadeguatezza della prestazione lavorativa rispetto al minimo contrattuale esigibile: è al contrario necessario per l’azienda, in questo caso l’ente, dimostrare  la «persistenza» del comportamento inadempiente del (presunto) lavativo.

Gli ermellini sottolineano in tal senso sulla scia di altri autorevoli precedenti giurisprudenziali di legittimità, che il rendimento lavorativo inferiore al minimo contrattuale non integra di per sé l’inesatto adempimento che a norma dell’articolo 1218 del codice civile si presume imputabile a colpa del debitore fino a prova contraria: è vero, sono previsti limiti contrattuali, ma l’obbligazione costituita in capo al dipendente resta in qualche modo di mezzi e non di risultato, mentre l’inadeguatezza della prestazione resa può essere imputabile alla stessa organizzazione dell'impresa o, comunque, a fattori non dipendenti dal lavoratore. Nella valutazione del notevole inadempimento da parte del giudice del merito devono poi rientrare anche elementi concreti rilevabili caso per caso, come il grado di diligenza richiesto dal compito e quello utilizzato dal dipendente oltre che l’incidenza dell’organizzazione d’impresa e i fattori socio-ambientali.

mercoledì 10 luglio 2013

Entra in vigore dal 13 agosto l’obbligo di polizza per la Responsabilità Civile dei professionisti.

Entra in vigore dal 13 agosto l’obbligo di polizza per la Responsabilità Civile dei professionisti. Per il momento sono esentati gli avvocati in attesa di un apposito decreto ministeriale Entra in vigore dal 13 agosto l’obbligo di polizza per la Responsabilità Civile di tutti professionisti. A ricordarlo è lo “Sportello dei Diritti”, attraverso il presidente e fondatore Giovanni D’Agata. Dal provvedimento sono esentati per il momento gli avvocati, che a differenza di tutte le altre categorie professionali non avranno l’obbligo di stipulare una polizza di assicurazione per la responsabilità civile. La proroga per la professione forense è stata stabilita dalla legge 247/12 che all’articolo 12 ha delegato ad apposito regolamento del ministero della Giustizia l’indicazione di condizioni essenziali e massimali minimi delle polizze. Resta l’obbligo per i legali che hanno già in essere una polizza di comunicarla al cliente (non è previsto l’obbligo di forma scritta) e all’Ordine di appartenenza. Il Guardasiggili dovrà procedere dopo aver «sentito» il parere del Cnf che sta provvedendo in merito come è possibile leggere con la circolare 14/2013, aprendo il confronto con i Consigli locali dell’Ordine.

martedì 9 luglio 2013

Foad Aodi sulla visita del Papa a Lampedusa

http://www.asca.it/news-Papa__Comunita__araba__sei___nostro_idolo____Grazie_per_visita_Lampedusa-1295039-ATT.html

Patente a punti: chi paga la multa principale non deve riceverne un’altra per non aver comunicato i suoi dati. L’automobilista che paga la sanzione in misura ridotta per il passaggio al “semaforo rosso”  fa acquiescenza all’intero verbale e dunque si “autodenuncia” come responsabile dell’infrazione. Interessante sentenza del Giudice di Pace di Fasano che potrebbe fare giurisprudenza


COMUNICATO STAMPA

 

Patente a punti: chi paga la multa principale non deve riceverne un’altra per non aver comunicato i suoi dati. L’automobilista che paga la sanzione in misura ridotta per il passaggio al “semaforo rosso”  fa acquiescenza all’intero verbale e dunque si “autodenuncia” come responsabile dell’infrazione. Interessante sentenza del Giudice di Pace di Fasano che potrebbe fare giurisprudenza

 

Lo diciamo da anni che il sistema della patente a punti nell’ambito dell’obbligo della comunicazione dei dati del conducente sia quando si è scelto di pagare la sanzione principale che quando si è optato di proporre ricorso, debba essere urgentemente modificato per le distorsioni che crea nell’ambito dell’ordinamento ed in particolare per quello delle sanzioni al codice della strada. Una su tutti: qualsiasi proprietario, pur di non vedersi decurtare i punti dalla propria patente di guida, pur essendo l’effettivo trasgressore, può comunicare i dati di qualsiasi amico o parente pur di evitare l’ulteriore aggravio.

Ed in questo contesto s’inserisce la sentenza 436/13, pubblicata dal giudice di pace di Fasano (Brindisi), che ha aperto un significativo filone giurisprudenziale nello stabilire che non paga anche la seconda sanzione l’automobilista sanzionato per aver attraversato l’intersezione semaforica con la lanterna proiettante luce “rossa”, se non ha comunicato i dati della patente di chi era alla guida al momento dell’infrazione, ma se aveva optato per il pagamento della sanzione principale in misura ridotta. In questo caso, rileva il giudice, il trasgressore si dimostra acquiescente all’intero processo verbale redatto e, dunque, anche rispetto all’obbligo di fornire informazioni sui dati del conducente: in altre parole, chi paga dopo essere stato beccato dal photored e la contestazione gli viene differita, si riconosce come effettivo responsabile della violazione e quindi si assoggetta al taglio dei punti sulla patente.

Nel caso di specie, il giudice onorario ha accolto l’opposizione proposta dal conducente,  condannando, peraltro, l’ente accertatore al pagamento del contributo unificato, ed ha rilevato come l’intervenuto pagamento, costituisca un riconoscimento di responsabilità rendendo irripetibili le somme versate a titolo di sanzione.

Per il magistrato brindisino, il Comune avrebbe dovuto procedere al taglio dei punti dalla patente del trasgressore che ha versato la somma con ciò rinunciando espressamente a opporsi al verbale. La sostituzione della sanzione pecuniaria a quella personale, infatti, può azionarsi soltanto quando il proprietario del veicolo non ha consentito in alcun modo di accertare il responsabile dell’illecito; né all’organo accertatore è riconosciuto alcun potere discrezionale nell’applicazione della prima sanzione in luogo dell’altra.

A parere di Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, associazione da anni impegnata anche nella tutela degli utenti della strada, la sentenza in questione potrà fare giurisprudenza per la persuasività delle conclusioni cui è giunta in una materia in cui appare fin troppo eccessiva l’amplificazione degli oneri a carico dei proprietari dei veicoli a motore.

 

sabato 29 giugno 2013

Risparmio energetico: arriva la scure (giusta) ministeriale

Risparmio energetico: arriva la scure (giusta) ministeriale.  A  partire dal 12 luglio entra in vigore la nuova normativa sulla  climatizzazione degli ambienti. Mai più sotto i 24 gradi d’estate e sopra i 22 d’inverno. In Gazzetta Ufficiale i regolamenti con le scadenze dei controlli sugli impianti e i requisiti per la certificazione energetica degli edifici

Né troppo caldo d’inverno, né troppo fresco d’estate. Arriva la scure ministeriale per il risparmio energetico che di fatto per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, si pone come normativa taglia gli abusi cui siamo abituati noi italiani in tema di riscaldamento e climatizzazione degli ambienti.
Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale 149/13, infatti, due regolamenti (Dpr 74/2013 e 75/2013) in materia che entreranno quindi, in vigore il 12 luglio: il primo stabilisce le nuove regole per gli impianti di climatizzazione, il secondo disciplina i requisiti per gli esperti che sono chiamati alla certificazione energetica degli edifici.
La nuova disciplina riguarda gli impianti di riscaldamento, condizionatori d’aria e scaldabagni e regola l’esercizio, la conduzione, i controlli, la manutenzione e l’ispezione. Per quanto riguarda la climatizzazione invernale, la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare, non deve superare:

18°C + 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili;

20°C + 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici (insomma 22 gradi).

Durante il funzionamento dell’impianto di climatizzazione estiva, la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti raffrescati di ciascuna unità immobiliare, non deve essere minore di 26°C - 2°C di tolleranza per tutti gli edifici (ossia 24 gradi).
Il mantenimento della temperatura dell’aria negli ambienti entro i limiti fissati dal provvedimento è ottenuto con accorgimenti che non comportano spreco di energia.
Lo stesso Dpr, al contrario stabilisce poteri di deroga per i Comuni: di fronte a comprovate esigenze i sindaci con una propria ordinanza, possono ampliare o ridurre i periodi annuali di esercizio e la durata giornaliera di attivazione degli impianti termici. E stabilire riduzioni di temperatura ambiente massima consentita sia nei centri abitati sia nei singoli immobili.
I controlli sulle prestazioni degli edifici sono affidati ai tecnici e alla società che hanno i titoli indicati dal Dpr 75/2013.
 

mercoledì 26 giugno 2013

Contratti precari. Il giudice del lavoro converte il Cocopro in rapporto a tempo indeterminato se il contratto impone standard alla prestazione giornaliera

 
Contratti precari. Il giudice del lavoro converte il Cocopro in rapporto a tempo indeterminato se il contratto impone standard alla prestazione giornaliera
Dev’essere considerato lavoro subordinato e non autonomo se non esiste un vero progetto distinto dalla mera indicazione delle mansioni da svolgere

Dovrebbe essere per definizione lavoro autonomo finalizzato ad un progetto che dovrebbe essere gestito in tutta indipendenza dal collaboratore, il cosiddetto cocopro. Ma è d’obbligo, nel Nostro Paese, usare il condizionale in materia, perché troppe volte, tali rapporti di lavoro o simili, mascherano in realtà l’esistenza di una vera e propria dipendenza a titolo subordinato.
Se, infatti, nel contratto sottoscritto con l’impresa datrice di lavoro non sussiste un vero e proprio programma da portare a termine al di fuori della semplice indicazione della mansioni da svolgere, il rapporto ha in realtà natura subordinata ed è inevitabile la conversione del contratto a tempo indeterminato, laddove in particolare, il contratto pone comunque a carico del (presunto) autonomo standard minimi di “produttività” giornaliera. Lo stabilisce una significativa sentenza pubblicata il 25 giugno dalla Cassazione e che per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, vale la pena di portare all’attenzione per incentivare tutti coloro, e sono purtroppo ancora tanti, che si trovano nelle medesime condizioni ad impugnare questi contratti capestro per ottenere giustizia e vedersi riconosciuto il posto di lavoro fisso.
La decisione pubblicata con il numero 15922/13 dalla sezione lavoro della Suprema Corte ha, infatti, rigettato il ricorso dell’azienda che aveva impugnato la decisione della Corte d’appello che aveva dichiarato illegittimo il licenziamento orale con la relativa e necessaria conversione del cocopro in tempo determinato e stabilendo un risarcimento danni pari a quattro mensilità e corresponsione delle retribuzioni maturate nelle more, detratto quanto già percepito nel periodo di assenza dal lavoro.
I giudici di merito, avevano ritenuto dimostrato il vincolo di subordinazione del lavoratore già soltanto in base ai compiti e agli obblighi a posti carico dell’asserito collaboratore a seguito della sottoscrizione del contratto che di fatto inchioda l’impresa; nel caso di specie, infatti, al prestatore d’opera veniva imposto di vendere ogni giorno almeno settanta cartoni del prodotto e visitare almeno diciotto clienti, facendone un dipendente vero e proprio e non un semplice collaboratore. Né può ritenersi nullo il ricorso del lavoratore che punta alla conversione del rapporto a tempo indeterminato soltanto perché punta unicamente sulle circostanze che emergono dal contratto firmato con l’azienda.
Ciò che emerge, in particolare, è che il datore si fa autogol con il contratto che ha sottoscritto, laddove il giudice del merito fornisce una adeguata motivazione secondo cui l’attività pattuita non è inquadrabile nello schema legislativo del lavoro a progetto, di cui all’articolo 61 del decreto legislativo 276/03, dove il programma da svolgere deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato finale ma la gestione spetta al collaboratore.
Nella fattispecie erano stati stabiliti standard minimi per diciotto-diciannove giornate al mese con l’obbligo di rendiconto dei dati di vendita a cadenza quotidiana.

L'aumento dell'Iva slitta al 1° ottobre, grazie alle nuove tasse sulle e-cig

L'aumento dell'Iva slitta al 1° ottobre, grazie alle nuove tasse sulle e-cig

Pacchetto lavoro: sgravi per chi assume giovani senza diploma.

L'aumento di un punto dell'Iva non ci sarà, almeno non subito. La data fissata per il ritocco dell'imposta è stat spostata al 1° ottobre durante il Consiglio dei ministri di stamattina, che ha anche varato importanti misure sul lavoro. Sarà finanziato da una copertura finanziaria composta in parte dalla tassa sulle sigarette elettroniche e, in maniera ben più consistente, da acconti fiscali di Irpef, Ires e Irap più cari.
Restano però le tensioni all'interno dell'esecutivo. Mentre il Cdm era ancora in corso, Renato Brunetta, capogruppo dei deputati Pdl ha dichiarato che il governo rischia di cadere proprio sull'imposta sui consumi.
 

Brunetta: "Misura debole"

"Quando un governo trova soluzioni così deboli sull'Iva, molto probabilmente troverà soluzioni altrettanto deboli sulla lotta alla disoccupazione giovanile. Figuriamoci quali soluzioni potrà trovare sull'Imu", ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta. "Il governo rischia di cadere proprio perché dà risposte insufficienti", ha aggiunto. "Con risposte deboli si mette da solo a rischio".
Entro tre mesi bisognerà decidere cosa fare.

In autunno la parola al Parlamento

Nel frattempo il capo del governo Enrico Letta ha dichiarato in conferenza stampa che sul rinvio dell'aumento dal 21 al 22%, "sarà possibile un ulteriore differimento in Parlamento", ha detto Letta in conferenza stampa, riferendosi all'iter di conversione del decreto in aula.
 

Lavoro: 1,5 miliardi per le assunzioni

Per quanto riguarda il lavoro, invece, il governo ha varato un provvedimento da circa un miliardo e mezzo, che secondo Letta "riguarderà circa 200 mila giovani italiani". 
Il provvedimento è di 9 articoli in 19 pagine. Per il pacchetto sono stati stanziati nel complesso 1,5 miliardi tra fondi europei e risorse nazionali, divisi in tre anni, e destinato soprattutto al Mezzogiorno. Di questi, 794 milioni servono per la stabilizzazione degli under 30.
 

Incentivi per gli under 30

E' confermato il tetto di 650 euro al mese: gli sgravi saranno di 18 mesi per le nuove assunzioni e di 12 per le trasformazioni con contratto a tempo indeterminato.
Il dl lavoro, prevede inoltre, "in via sperimentale", incentivi all'assunzione stabile di giovani tra i 18 ed i 29 anni, che siano privi di impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, privi di un diploma di scuola media superiore o professionale e vivano soli con una o più persone a carico.
Previste anche agevolazioni per chi ha più di cinquant'anni di età e per i disoccupati da oltre dodici mesi.
tratto da : http://www.ilsalvagente.it/

martedì 25 giugno 2013

lettera aperta ai consiglieri regionali della regione Lombardia



Sindacato  Europeo dei Lavoratori

  
sito: http://www.sindacatoeuropeolavoratori.it/


lettera aperta ai consiglieri regionali della regione Lombardia

all’att.ne Presidenza Regione Lombardia
e p.c. Presidenza Sea



In relazione alla notizia apparsa sul sito del comune di Milano:” Milano, 8 marzo 2013 – Il Comune di Milano ha deciso di presentare ricorso al Tribunale dell’Unione europea in Lussemburgo (ai sensi dell’art. 263 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue) per l’annullamento della Decisione della Commissione europea del 19 dicembre 2012 che ha qualificato come aiuti di Stato gli aumenti di capitale per un importo complessivo stimato pari a 359,644 milioni di euro effettuati dalla società Sea a favore di Sea Handling dal 2002 al 2010. Lo ha deciso questa mattina la Giunta comunale” Vi presentiamo la nostra posizione sindacale su cui chiediamo il Vs. appoggio
La posizione di






Grazie per l’attenzione



Giuseppe Criseo,
Segretario Generale
Sindacato Europeo dei Lavoratori